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  • Explorher

Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare… fotografa.

Giorno di quarantena xx (il conto l’ho perso da un po’). Come tutte le domenica mattina sto leggendo la mia personale rassegna stampa, dedicando un po’ di tempo alla lettura dei miei giornali preferiti e mi mi capita di leggere la seguente frase di Teju Cole che cita: “La fotografia è inevitabilmente l’arte della memoria. Seleziona, nel flusso del tempo, un momento da conservare, mentre quelli precedenti e successivi scivolano via come rupi scoscese” Mi trovo a considerare quanto sia vero, quanto abbia ragione. Poco dopo eccomi scorrere le stories di Explorher e “l’idea” di cimentarsi in un articolo su un argomento a scelta per il blog… alzo lo sguardo, sulla libreria della mia camera modenese ecco troneggiare il manuale di fotografia di viaggio, regalatomi dalla my sister. Ecco l’argomento perfetto!! Sì, ma per parlare della fotografia di viaggio mica basta un solo articolo!! Inizialmente penso ad un articolo “tecnico” in cui condividere i risultati del mio studio “amatoriale” della fotografia, ma poi mi trovo a riflettere su cosa significhi per me la fotografia di viaggio, e dunque eccomi qui a condividerlo con Voi Esploratrici. Non sono una fotografa professionista, la mia prima macchina fotografica degna di tale nome l’ho ricevuta come regalo di laurea, ma la passione per la fotografia mi è stata trasmessa del Nonno che mi regalò, quando ancora ero bambina, una piccola macchina fotografica automatica e ci portava, io e mia sorella, con sè lungo le rive del Po per fare foto. Ora che bambina non sono più mi sono resa conto che il binomio fotografia e viaggio per me rappresenta un binomio inscindibile, un pò come la luce e l’oscurità, nessuna esiste senza l’altra. Quando mi chiedono perchè vada in giro, anche durante banali gite fuori porta, con la mia reflex appesa al collo, rispondo che quello è il solo mondo in cui riesco a vedere per davvero, solo attraverso il mirino della mia macchina fotografica.

Viaggio per fotografare, e per viaggiare e scoprire davvero fotografo. Per le strade di una città straniera cerco il dettaglio, quel frammento di eterno, di tempo, che per me racchiude tutta l’essenza del luogo che sto scoprendo. La prima cosa che faccio arrivata in un nuovo paese, in una città diversa dalla mia mi fermo un attimo lasciandomi attraversare dai suoni, dai profumi, da ciò mi viene restituito un colore che fa da sfondo a quelli che saranno i miei scatti. Vado allora in cerca dei dettagli, quei dettagli trascurabili che mi parlano del luogo che sto visitando. Ne fotografo a centinai di dettagli, ma solo pochi sono quelli che poi effettivamente scelgo come “didascalia” dei miei viaggi. Non guardo mai, e consiglio a tutte voi di fare altrettanto, immediatamente le foto. Le lascio lì a “maturare”, lascio che le sensazioni, le emozioni che il viaggio mi ha lasciato si quietino e solo allora riapro gli album. A quel punto conservo solo gli scatti che mi riportano immediatamente ai colori, ai suoni e i profumi del luogo visitato. Ed ecco allora che Lisbona è l’azzurro-indaco, è il suono di una capoeira a Saõ Miguel, è il profumo delle pastel de nata. È il verde e il profumo di muschio la Galizia. Firenze è la terra di Siena e i marmi bianchi, l’odore paludoso dell’Arno una sera di fine estate. Istanbul è il bianco della sua neve, la salsedine del Bosforo, è il profumo delle spezie del suo Bazar, del pesce e del narghilè. Viaggiare vuol dire scoprire, imparare, crescere, vedere. Non riesco a vedere se non attraverso l’obiettivo della mia reflex. Fotografare, come dice Cole, è fermare, nel flusso del tempo, un momento, un luogo, una sensazione per l’eternità. Su uno sfondo colorato cristallizzare il dettaglio che rappresenta il tutto di quel luogo, questo è la mia personale, e per nulla professionale, fotografia di viaggio… La vostra qual è? Josè Saramago ha scritto “Se puoi vedere, guarda. Se puoi guardare, osserva”…e fotografa! Articolo scritto da Sara Cerri (Teju Cole è fotografo, scrittore e storico dell'arte nato negli USA il 27 giugno 1975 e cresciuto in Nigeria. Attualmente vive a Brooklyn. Nel 2016 pubblica, dopo un periodo di semicecità, Punto d’ombra, raccolta di foto e brani. Un giorno del 2011 Cole si accorge di non vedere più da un occhio, ciò lo porta a riflettere sulle tematiche legate al “vedere” e scrive: “Dopo, l’atto di fotografare è cambiato, così come quello di guardare” e si accorge di essere affascinato da dettagli banali. E’ autori anche di due libri: Città aperta (2013) vincitore del premio PEN/Hemingway Award, del New York City Book Award for Fiction e del Rosenthal Award e ritenuto uno dei migliori libri dell'anno dal «The New Yorker», «The Economist», «The Daily Beast», «Los Angeles Times» e «New York magazine». Nel 2014 pubblica Ogni giorno è per il ladro.)

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